martedì 16 giugno 2015

Merate, la strada che mi piace

Quasi tre mesi dall'ultimo post. In mezzo tante belle cose, che magari andrò a riassumere prossimamente.
Oggi voglio spendere qualche parola sulla gara su strada andata in scena sabato sera a Merate (LC).

"MeraTENight", prima edizione di una gara che debutta con un montepremi da leoni. 3100 euro complessivi da ripartire tra uomini e donne.
Una primula nel deserto scenario del podismo lombardo, dove crescono come funghi manifestazioni volte in primo luogo a fare cassa sulle spalle degli atleti.
Una gara che, appena saputo, ho cerchiato subito nel calendario. Perché manifestazioni del genere vanno onorate per rispetto di organizzatori che mettono in primo piano gli atleti, incentivano l'agonismo e la crescita delle prestazioni.

E' stato un piacevole ritorno al passato. Quello che non ho mai vissuto. Quello in cui gare del genere erano la regola, non l'eccezione, e permettevano agli atleti di implementare i giri del motore da far poi esplodere in pista.

Una bella kermesse. 7 giri di giostra su un circuito cittadino abbastanza nervoso, privo di grosse difficoltà altimetriche.
Non è stata tra le mie migliori gare stagionali, anche complice uno stato di forma che a giugno mi presenta spesso il conto della fatica, ma mi son difeso con un buon 4^ posto finale, 2^ italiano dietro Nasef.

Ma non è della mia gara che voglio parlare, quanto piuttosto della gara in sé.
I numeri quantitativi non l'hanno premiata e lo immaginavo.
81 partenti complessivi, ripartiti nelle tre gare di giornata: quella dei master over 45, delle donne e infine degli assoluti fino ai 44 anni.
Una miseria se rapportata a molte gare dei centri urbani milanesi, dove fanno 100 iscritti anche gare del parroco.
Molti amatori, specie quelli di nuova generazione, non amano le gare a circuito. Più in generale non amano le gare "normali", quelle su percorsi e distanze facili da divorare ad alta intensità.
Fanno numeri le gare estreme, per chilometraggio o difficoltà (altimetriche, climatiche ecc.) che offrono un sicuro alibi a chi vi partecipa. Oppure quelle strane: le rivisitazioni moderne delle gare coi sacchi.
Molti assoluti non amano invece le gare da "tutti contro tutti", quelle dove il livello è alto e basta essere in una giornata negativa per essere spediti nella terza-quarta pagina di TDS.

Mi auguro che gli organizzatori di Merate non si siano fatti buttare giù dai numeri, uscendo al contrario fieri di aver proposto una manifestazione "con i coglioni" che ha restituito un buon livello tecnico, almeno centrato nello scenario podistico degli anni 2010, dove il ricambio generazionale (mi ci metto ovviamente anch'io) è costantemente più deficitario.

Voglio tornare a correrci anche nel 2016. Spero sullo stesso identico percorso. Perché una caratteristica che permette a una gara di diventare una classica è quella di tenere inalterate più cose possibili. E il percorso a mio modo di vedere è quello più importante.

I numeri, sia qualitativi sia quantitativi, con alcuni accorgimenti strategici che sarei felice di condividere con gli organizzatori, arriveranno. Ne sono certo.